Primo nucleo di formazione della zona industriale furono i terreni di Testaccio, ricadenti nel rione XII Ripa. Proprio attraverso l'utilizzazione dei dati statistici riguardanti tale rione fino al 1911 è stato possibile ricostruire le vicende demografiche della zona. Con il censimento del 1911 verranno computati anche i dati relativi ai Quartieri Ostiense e Portuense, visto l'ulteriore allargamento della zona industriale avvenuto con il piano regolatore del 1908. Con il censimento del 1921 i dati riguarderanno tutte le aree ricadenti nella zona industriale nei limiti previsti dal D.L.L. 304/1919. Dal censimento del 1921 i dati del rione Ripa verranno sostituiti con quelli riguardanti i rioni Testaccio (XX) e S.Saba (XXI) istituiti nel 1921 con lo smembramento dei territori meridionali del rione medesimo. Al censimento generale della popolazione del 1871 il rione Ripa risultava avere una estensione territoriale di poco inferiore ai 259 ha, pari al 18% della superfice totale dei rioni cittadini, attestandosi per estensione al secondo posto dopo il rione Monti. La popolazione residente era di 4.500 ab. con una densità di 17,37 ab/ha, contro una densità di popolazione media dei rioni, pari a 140,82 ab/ha . La bassissima densità di popolazione era dovuta alla quasi totale assenza di edifici nel settore meridionale del rione, dove verso il 1890 sorgeranno il mattatoio ed il "quartiere" industriale di Testaccio.
Il grafico1. mette in evidenza il ruolo svolto, nell'incremento demografico rionale, dalla creazione della zona industriale. Infatti nel decennio 1871 - 1881 la percentuale di crescita di popolazione nel rione è pari alla percentuale di crescita della popolazione cittadina. E' con l'istituzione della zona industriale che abbiamo il vero e proprio boom di crescita, il quale si arresta con lo smembramento di Ripa e la creazione dei rioni Testaccio (XX) e S.Saba (XXI). L'evento è confermato dall'inversione di tendenza che dopo il 1921 riporta i tassi di crescita del rione ai valori corrispondenti al periodo 1871 - 1881. Profondamente diversa è invece la tendenza complessiva di crescita se vengono considerate tutte le aree ricadenti nella zona industriale.
Nel grafico 2. è ben chiara la tendenza positiva nettamente sovrastante la percentuale di crescita dell'intera città. L'incremento della popolazione è dovuto a due ordini di fattori, quali l'aumento dell'estensione territoriale e lo sviluppo demografico all'interno delle varie aree. Comunque va detto che l'incremento all'interno delle singole aree ricadenti nella zona industriale non fu uniforme dal punto di vista numerico assoluto.
Dal grafico 3. emergono chiaramente tre fasi costitutive dell'urbanizzazione della zona industriale:
- la prima riguardante il nucleo primigeno (Ripa, Testaccio, S.Saba) che dopo una forte crescita iniziale si stabilizza dopo il 1921, stasi dovuta presumibilmente ad una quasi totale saturazione degli spazi edificabili, mostrando nel 1936 anche una debolissima tendenza al decremento;
- la seconda relativa al quartiere Ostiense ed al suburbio Ostiense presenta il raddoppio della popolazione nel 1921 rispetto al 1911, ciò fu dovuto alle prime realizzazioni edilizie della Garbatella. Nel 1927 iniziarono i trasferimenti dei romani, vittime degli sventramenti, negli "alberghi collettivi" realizzati alla Garbatella ed il dato è ben evidente con la crescita vertiginosa di popolazione avvenuta tra il 1931 ed il 1936;
- la terza fase riguarda la borgata Acilia ed il Lido di Roma, entrambi gli agglomerati tendono ad una crescita costante, abbastanza ragguardevole, benché meno spettacolare della precedente fase.
Una delle componenti del forte incremento della popolazione va individuata nel saldo positivo tra natalità e mortalità. Il grafico seguente mostra il rapporto tra questi due elementi costituenti il movimento naturale della popolazione.
Dal grafico 4. è possibile vedere come, nello spazio di tempo preso in considerazione, il tasso di natalità superi sempre e di gran lunga il tasso di mortalità. Riguardo alla natalità è possibile leggere il grafico in due momenti: il primo compreso tra il 1915 ed il 1925 mostra un tasso di natalità, fatta eccezione per il 1917 anno centrale del primo conflitto mondiale, sopra il 30 per mille, toccando l'acme nel 1923 con quota 35,3 per mille; il secondo momento, cioé quello tra il 1927 ed il 1936, esprime una contrazione abbastanza uniforme delle nascite comprese tra il 23,7 per mille ed il 26,3 per mille. Per quanto riguarda la mortalità, all'infuori degli anni della guerra e dell'immediato dopoguerra con un tasso di mortalità compreso tra il 18,9 ed il 22,4 per mille, è evidente nei restanti anni il recesso delle morti con una costante tendenza al ribasso fino al minimo del 1936 del 10,9 per mille. E' bene ora confrontare questi dati con quelli relativi alla città di Roma per vedere se nella zona industriale vi fossero delle tendenze diverse dal trend cittadino.
Nel grafico 5. è visibile la costante maggiore prolificità degli abitanti della zona industriale. Infatti nel periodo 1915 - 1925, già preso in considerazione, la tendenza locale supera di gran lunga quella cittadina, mentre nel periodo successivo l'impulso si accosta a quello cittadino, di sostanziale decremento. Riguardo all'andamento cittadino A. M. Seronde Babonaux afferma che: "Il calo della natalità è indice di una profonda evoluzione, tanto più che si verifica in una popolazione in forte aumento, con una alta percentuale di giovani. E' vero che la classe più prolifica, quella degli operai, era scarsamente presente, mentre le famiglie che vivevano sul commercio e sull'impiego, preponderanti nella struttura professionale della popolazione romana avevano pochi figli". Questa affermazione permette quindi di dare una interpretazione alla variazione di tendenza avvenuta in seno alla zona industriale. Come già detto, dopo il 1927 cominciarono i trasferimenti negli "alberghi collettivi" della Garbatella di circa 900 famiglie vittime degli sventramenti avvenuti nel centro storico . Si trattava di una massa eterogenea dal punto di vista sociale e professionale, che influì sensibilmente sulla modificazione della compagine sociale della zona. Se fino a quel momento gli abitanti erano di estrazione prevalentemente operaia, successivamente ci fu una trasformazione del tessuto sociale che è chiaramente riscontrabile nella modificazione del tasso di natalità. Complessivamente omogeneo è invece il confronto del tasso di mortalità della zona industriale con quello cittadino.
Prendendo in considerazione il periodo 1915 - 1919 è possibile constatare il maggiore tributo di sangue dovuto dalle masse popolari alla grande guerra con un indice di mortalità locale sensibilmente più alto di quello cittadino. I dati relativi al periodo 1921 - 1936 mostrano, invece, una sostanziale uguaglianza del tasso di mortalità con una tendenza complessiva al decremento dei decessi piuttosto regolare a riprova di un miglioramento delle condizioni igienico-sanitarie della città.
Diversa è la situazione se si analizza il movimento della popolazione attraverso le immigrazioni e le emigrazioni.
Il grafico mostra sempre, per gli anni presi in considerazione, un saldo positivo delle immigrazioni sulle emigrazioni. Emerge, inoltre, che i nuovi inurbati preferiscono stanziarsi in zone cittadine diverse dalla zona industriale, anche se nel periodo 1915 - 1925 la tendenza è quasi uguale tra le due aree prese a confronto, benché leggermente a sfavore della zona industriale. E' nel periodo successivo (1927 - 1936) che si riscontra una forte preferenza dei nuovi arrivati per il resto della città. Nel 1924 divenne obbligatoria la denuncia del cambio di domicilio, i cui dati furono registrati dal servizio statistico comunale . Viene quindi a crearsi un terzo elemento per lo studio dei movimenti della popolazione: la migrazione interna alla città.
Il grafico mostra chiaramente quanto abbiano contribuito i cambi di residenza effettuati dal 1931 al 1936 alla crescita demografica della zona industriale. Sommando questi dati a quelli ottenuti dal saldo positivo dato dalle immigrazioni sulle emigrazioni si ha una ulteriore crescita demografica che nel 1931 supera la crescita media cittadina.
Quindi la forte crescita demografica sostenuta dalle aree della zona industriale, è data essenzialmente da un disavanzo delle natalità sulle mortalità, e dai cambi di residenza avvenuti negli anni '30. Questi ultimi come già detto furono essenzialmente di carattere coatto. In misura inferiore alla tendenza cittadina, ma comunque positivo, fu il saldo migratorio.
I dati forniti dai bollettini statistici del comune di Roma permettono di individuare le principali malattie causa di morte. Infatti dal 1921 al 1927 l'Ufficio di statistica comunale avverte l'esigenza di riportare i dati relativi alle 12 maggiori patologie mortali sugli annuari statistici cittadini. Tale scelta viene continuata anche sui bollettini statistici relativi al 1931 ed al 1936, ma con una riduzione degli eventi patogeni letali ad un numero di otto. Purtroppo il totale degli eventi mortali forniti dal Comune copriranno un arco di decessi che varierà da un minimo del 47% (relativo al 1931) ad un massimo del 78% (relativo al 1923) accorpando tutte le ulteriori cause di morte sotto la voce altro. Pertanto, i documenti comunali non forniscono elementi per riuscire a dedurre la causa dei decessi per la consistente quota catalogata sotto "altro". Le ipotesi possono essere molteplici, spaziando dagli incidenti sul lavoro, che senza dubbio avranno avuto il loro peso in una zona industriale, ai suicidi ed ai decessi per parto. Di conseguenza non si è sentita l'esigenza di graficizzare i dati vista l'incompletezza delle fonti. Va comunque ricordato, pur con le dovute cautele in conseguenza di quanto detto sopra, il triste primato delle polmoniti e delle broncopolmoniti, causa di morte compresa tra il 26% (anno 1921) ed il 13% (anno 1936) del totale. Altra malattia che presenta alti valori di mortalità, è l'enterite. Comunque quest'ultima patologia presenta una tendenza alla diminuzione nel tempo fino a non essere più presa in considerazione tra le maggiori cause di morte. Anche le forme tubercolari non polmonari mostrano un trend negativo nel tempo. Stazionarie sono invece le morti dovute alla tubercolosi polmonare, oscillante tra il 5% ed il 10% del totale dei decessi. Le forme tumorali con una incidenza del 4% (anno 1921) sono in ascesa con un massimo del 9% dei decessi nel 1936.
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